È disponibile online il video che descrive il RIAP attraverso una serie di domande e risposte. Dalle tappe dello sviluppo del Registro alla sua organizzazione e alle prospettive future, ripercorriamo insieme a Marina Torre (Responsabile scientifico RIAP e RIPI) i motivi che hanno fatto del RIAP un vero e proprio apripista nel monitorare i dispositivi impiantabili.
In Italia si effettuano ogni anno oltre 200.000 interventi di protesi ortopedica: si tratta di dispositivi ad elevata complessità, importanti per la salute del paziente e con un elevato impatto sulla spesa sanitaria. Disporre di strumenti come i registri, per monitorarne sicurezza ed efficacia, diventa quindi fondamentale.
È questo il motivo per cui, nel 2006, è stata avviata l’implementazione del RIAP, nell’ambito del primo di una serie di accordi di collaborazione tra Istituto superiore di sanità (Iss) e Ministero della salute - Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico, mirati ad attivare su scala nazionale un flusso per monitorare gli interventi di artroprotesi di anca, ginocchio, spalla e caviglia.
Con l'istituzione, nel 2017, del Registro Nazionale delle Protesi Impiantabili (RIPI), il RIAP è stato ricompreso in questo ampio contesto e, per l’esperienza maturata, preso a modello per la costruzione degli altri registri, che al momento riguardano i dispositivi per chirurgia vertebrale, i pacemaker e defibrillatori e, in un prossimo futuro, le valvole cardiache e altre tipologie di dispositivi.